Come avvicinarci agli Esercizi Spirituali di S. Ignazio di Loyola - 2

Massimo Rastrelli s.j.

Negli Esercizi spirituali al n° [24] leggiamo quanto segue:

Esame particolare quotidiano: comprende tre tempi e si fa due volte al giorno.

Primo tempo

Al mattino, appena alzati, si deve fare il proposito di evitare con impegno quel peccato particolare o quel difetto da cui ci si vuole correggere ed emendare. Questo ci dice come dobbiamo impegnarci e come dobbiamo di fare sul serio. Questa annotazione ci fa capire con quale determinazione S. Ignazio vuole conseguire i suoi scopi. Chi non si vuole impegnare così, non faccia gli esercizi.

Secondo tempo

Dopo il pranzo si chiede a Dio nostro Signore quello che si vuole, cioè la grazia di ricordare quante volte si è caduti in quel peccato particolare o in quel difetto, e la grazia di emendarsene per l'avvenire. Si fa poi il primo esame, chiedendo conto alla propria coscienza di quel punto particolare dal quale ci si vuole correggere ed emendare, passando in rassegna ora per ora, o periodo per periodo, da quando ci si è alzati fino al momento di questo esame. Sulla prima linea della g = si segnano tanti punti quante sono le volte che si è caduti in quel peccato particolare o in quel difetto, e si rinnova il proposito di emendarsene fino al secondo esame che si farà.(Le linee di cui parla S. Ignazio sono da lui riportate nel testo e indicano i giorni o le mezze giornate).

Dopo la cena si fa il secondo esame allo stesso modo, di ora in ora, a partire dal primo esame fino a questo secondo. Sulla seconda linea della stessa g = si segnano tanti punti quante sono le volte che si è caduti in quel peccato particolare o in quel difetto. Più ci si rende conto, più ci teniamo sotto controllo, più motiviamo e fortifichiamo la volontà nel senso voluto.

Seguono quattro addizioni per eliminare più facilmente quel peccato particolare o quel difetto.
Prima addizione
Ogni volta che si cade in quel peccato particolare o in quel difetto, si porti la mano al petto dolendosi di essere caduti; questo gesto si può fare anche in presenza di molti, senza che se ne accorgano. E’ importante rende fisicamente agibile ciò che è solo psichicamente voluto. Perché ciò che fisico, è anche reale: mentre ciò che è soltanto psichico, resta fatto e disfatto dentro di noi, senza confronti e senza rapporti alla realtà. Per S. Ignazio è importante rendere reali anche i sentimenti.

S. Ignazio di Loyola scrisse gli Esercizi Spirituali

Terzo tempo.

Seconda addizione

Dato che la prima linea della g = indica il primo esame e la seconda linea il secondo esame, alla sera si veda se c'è un miglioramento dalla prima linea alla seconda, cioè dal primo al secondo esame. Tutto questo è certamente utile per fare sul serio, e per vedere, se veramente vogliamo.

Terza addizione

Si confronti il secondo giorno con il primo, cioè i due esami di questo giorno con i due esami del giorno precedente, e si veda se c'è stato un miglioramento da un giorno all'altro.

Quarta addizione

Si confronti una settimana con l'altra, e si veda se in questa settimana c'è stato un miglioramento rispetto alla precedente. Tutto questo è semplice da fare e serve per diventare uomini risoluti e maturi.

Esame generale di coscienza per purificarsi e per meglio confessarsi

Presuppongo che in me esistono tre tipi di pensieri: uno mio proprio, che proviene unicamente dalla mia libertà e volontà;
e altri due che vengono dall'esterno: uno dallo spirito buono e l'altro dal cattivo. Ci sono due modi di meritare in caso di cattivo pensiero che viene dall'esterno.

Attenzione! Per capire bene S. Ignazio, è importante fare attenzione al fatto, che dinanzi a tentazioni, le più facili e ricorrenti, S Ignazio pensò più e prima a come meritare, che a lasciarsi sopraffare dalla paura di peccare. Il primo modo quando viene - per esempio- un pensiero di commettere un peccato mortale, al quale pensiero resisto prontamente ed esso resta vinto.

Il secondo modo di meritare è quando mi viene quel medesimo cattivo pensiero e io gli resisto, e mi torna un'altra volta e poi ancora, e io sempre resisto fino a che il pensiero viene vinto; e questo secondo modo è più meritorio del primo. Attenzione! Si deve sempre essere decisi a meritare e a meritare di più. Si pecca venialmente quando viene il medesimo pensiero di peccare mortalmente, e chi l' ha avuto gli dà ascolto soffermandosi un pochino, oppure provando qualche compiacimento sensuale, oppure quando ci sia stata qualche negligenza nel respingere tale pensiero.

Ci sono due modi di peccare mortalmente.
Il primo è quando si acconsente al cattivo pensiero per fare in seguito così come si è acconsentito, o per metterlo in atto se si potesse.
Il secondo modo di peccare mortalmente è quando si mette in atto quel peccato; ed è più grave per tre motivi:
il primo, per la maggior durata; il secondo, per la maggiore intensità; il terzo, per il maggior danno delle due persone.

Attenzione! S. Ignazio si dimostra sempre attento all’importanza del fare facendoci capire, che fare fisicamente è certamente più determinante, che sentire le cose psichicamente. Della parola
Non giurare, né per il Creatore né per la creatura, se non con verità, per necessità e con riverenza. Per necessità intendo non quando si afferma con giuramento una qualsiasi verità, ma quando è di una certa importanza per il progresso dell'anima o del corpo o dei beni temporali.
Per riverenza intendo quando, nel nominare il proprio Creatore e Signore, si è attenti a rendergli l'onore e la riverenza dovuti.

Dato che nel giurare alla leggera, pecchiamo più giurando per il Creatore che per la creatura, bisogna fare attenzione che è più difficile giurare come si deve - con verità, necessità e riverenza -, per la creatura che per il Creatore, per i seguenti motivi:
Il primo: quando vogliamo giurare per qualche creatura, proprio il voler nominare la creatura non ci fa essere così attenti e prudenti nel dire la verità, o affermarla con necessità, come quando vogliamo nominare il Creatore e Signore di tutte le cose.
Il secondo: nel giurare per la creatura, non è tanto facile prestare riverenza e onore al Creatore, come quando si giura o si nomina lo stesso Creatore e Signore; perché il voler nominare Dio nostro Signore implica maggior rispetto e riverenza che il voler nominare la cosa creata.
Pertanto giurare per la creatura è consentito più ai perfetti che agli imperfetti;
perché i perfetti, per l'assidua contemplazione e illuminazione della mente, considerano, meditano e contemplano maggiormente Dio nostro Signore presente in ogni creatura secondo la sua propria essenza, presenza e potenza;
e così, nel giurare per la creatura, sono più preparati e disposti a prestare onore e riverenza al loro Creatore e Signore, che non gli imperfetti.
Il terzo: nel giurare frequentemente la creatura si deve temere l'idolatria più negli imperfetti che nei perfetti.

Non dire parola oziosa ; con ciò intendo, quando non giova né a me né a un altro, e neppure è diretta a tale scopo. Per cui non è mai ozioso parlare di tutto ciò che giova, o si ha intenzione di giovare all'anima propria o degli altri, al corpo o ai beni temporalia;
neanche quando qualcuno parla di cose estranee al suo stato, come quando un religioso parla di guerra o di commerci. Ma in tutto quello che è stato detto c'è merito se è bene ordinato, e peccato se è male indirizzato o inutilmente detto.

Non dire cosa che costituisca diffamazione o mormorazione ; perché se rivelo un peccato mortale che non sia pubblico, pecco mortalmente ; se un peccato veniale, venialmente; se un difetto, manifesto il mio difetto. Se l'intenzione è retta, si può parlare del peccato o difetto altrui in due maniere:
La prima: quando il peccato è pubblico, come quello di una pubblica meretrice o di una sentenza data in tribunale, o di un errore pubblico che contamina coloro con cui si conversa.
La seconda: quando il peccato occulto viene manifestato a qualche persona perché aiuti chi è in peccato a rialzarsi, quando però si abbiano indizi o motivi che probabilmente egli lo potrà essergli di aiuto.

Delle opere
Prendendo come oggetto i dieci comandamenti e i precetti della Chiesa e le disposizioni dei superiori, tutto quello che si fa contro qualcuno di questi tre punti, secondo la maggiore o minore entità è peccato più o meno grave.
Per disposizioni dei superiori intendo, per esempio, bolle delle crociate e altre indulgenze, come quelle concesse per le rappacificazioni, dopo essersi confessati e avere ricevuto il santissimo sacramento. Si pecca infatti non poco quando si provoca o si fa un'azione contro così pie esortazioni e disposizioni dei nostri superiori.

Modo di fare l'esame generale

Il primo punto è rendere grazie a Dio nostro Signore per i benefici ricevuti.
Il secondo, chiedere grazia di conoscere i peccati, e di eliminarli.
Il terzo, chiedere conto all'anima, dall'ora della levata fino al presente esame, di ora in ora o di tempo in tempo, e prima dei pensieri e poi delle parole e poi delle opere, con lo stesso ordine che è stato indicato nell'esame particolare.
Il quarto, chiedere perdono a Dio nostro Signore per le mancanze.
Il quinto, proporre di emendarsi con la sua grazia. Pater noster.

Confessione generale e Comunione

Chi volesse farla volontariamente, troverà nella confessione generale, tra i molti altri, questi tre vantaggi. Il primo. Sebbene chi si confessa ogni anno non sia obbligato a fare la confessione generale, facendola ricava maggiore giovamento e merito, per il maggiore dolore attuale di tutti i peccati e cattiverie dell'intera sua vita.
Il secondo. Siccome in questi esercizi spirituali i peccati e la loro malizia si conoscono più intimamente che nel tempo in cui uno non si dedicava così alle cose interiori,
raggiungendo ora maggiore conoscenza e dolore di essi, ricaverà maggiore giovamento e merito di prima.
Il terzo. Conseguentemente, essendosi meglio confessato e disposto, si trova più idoneo e più preparato a ricevere il santissimo sacramento;
riceverlo non solo aiuta a non cadere in peccato, ma anche a conservarsi e crescere in grazia .
Questa confessione generale si farà meglio immediatamente dopo gli esercizi della prima settimana. Come si è potuto ben vedere S. Ignazio si pone, innanzitutto come l’esperto della Consolazione, o piuttosto come l’esperto della comunicazione da parte di Dio con la nostra persona e della nostra persona con Dio, attraverso la consolazione.

Dio, Nostro Signore, fece capire a S. Ignazio, che per essere uomini capaci bisognava assolutamente essere uomini risoluti e responsabili. Risoluti per essere responsabili. S. Ignazio trasmette a noi la sua esperienza e ci informa dei risultati dei suoi Esercizi spirituali, in se stesso. La fa perché anche noi possiamo giovarcene. Facendo questo esame di coscienza particolare possiamo eliminare i nostri difetti e acquistare le migliori virtù. Noi diciamo che i difetti provengono dal nostro carattere e che non si possono correggere. Anche molti altri pensano così: ma non è vero. Questa è una scusa per non correggerci, perché sappiamo bene che per correggerci dobbiamo impegnarci e dobbiamo volerlo fare.

Ma come possiamo volerlo fare se ci demotiviamo ? Siamo sempre i soliti "sfaticati"! S. Ignazio non fu mai demotivato nella sua vita. Ma prese semplicemente atto che era motivato in senso sbagliato, perché si era motivato soprattutto in rapporto al servizio del Imperatore, cioè, delle cose vane, per dirla con S. Ignazio. Quando se ne rese conto, appena se ne rese conto, gli si aprirono gli occhi e vide, che questo era avvenuto a continuava ad avvenire, con danno proprio temporale ed eterno. Volle uscire da quell’ingannare se stesso, in cui per 26 anni aveva vissuto, adagiandosi. Volle, quindi, darsi completamente, alle cose eterne, cioè la gloria di Dio e del Re, eterno ed universale, cioè, di Gesù Re eterno ed universale. Lui lo fece e ci riuscì e ci riuscì tanto da divenire grande Santo.

S. Ignazio uomo della consolazione e della gloria

Anche noi possiamo riuscirci: dobbiamo solo impegnarci. Ma noi che facciamo,? Che facciamo oggi stesso ? Se vogliamo impegnarci, gli Esercizi sono a nostra disposizione e possiamo riuscirci. Se non vogliamo, restiamo come siamo, ma dobbiamo ben sapere che ne siamo responsabili. Diamoci dunque a lavorare in noi stessi, per diventare uomini risoluti e responsabili. E prima di tutto, dobbiamo raggiungere un primo obiettivo, per rendere gioiosa e gradita la vita. Seguiamo S. Ignazio.

S. Ignazio ci da uno dei suoi forti insegnamenti: ci dice: devi far prevalere il sapore delle consolazioni, sull’amarezza e lo sconcerto delle desolazione.

Negli Esercizi spirituali S. Ignazio scrive:

[313] Regole per sentire e riconoscere in qualche modo le varie mozioni che si producono nell'anima, per accogliere le buone e respingere le cattive".

Certo è importante essere uomini forti e risoluti, ma bisogna anche essere capaci di fare scelte "buone", giacché possiamo facilmente fare scelte cattive, come quando perdiamo la vita dietro le cose vane, e completamente distratti o disinteressarci verso Dio, perdendoci praticamente dietro un ateismo pratico, che potrebbe diventare il nostro modo di vivere.

Ecco come dice S. Ignazio nelle dette regole degli Esercizi spirituali.

[315] Seconda regola. In coloro che si impegnano a purificarsi dai loro peccati e che procedono di bene in meglio nel servizio di Dio nostro Signore, avviene il contrario della prima regola. In questo caso, infatti, è proprio dello spirito cattivo rimordere, rattristare, porre difficoltà e turbare con false ragioni, per impedire di andare avanti; invece è proprio dello spirito buono dare coraggio ed energie, consolazioni e lacrime, ispirazioni e serenità, diminuendo e rimovendo ogni difficoltà, per andare avanti nella via del bene."

[316] Terza regola: la consolazione spirituale. Si intende per consolazione quando si produce uno stimolo interiore, per cui l'anima si infiamma di amore per il suo Creatore e Signore, e quindi non può amare nessuna delle realtà di questo mondo per se stessa, ma solo per il Creatore di tutte; così pure quando uno versa lacrime che lo portano all'amore del Signore, \, sia per altri motivi direttamente ordinati al suo servizio e alla sua lode. Infine si intende per consolazione ogni aumento di speranza, fede e carità, e ogni gioia interiore che stimola e attrae alle realtà celesti e alla salvezza dell'anima, dandole tranquillità e pace nel suo Creatore e Signore.

[317] Quarta regola: la desolazione spirituale. Si intende per desolazione tutto il contrario della terza regola, per esempio l'oscurità dell'anima, il turbamento interiore, lo stimolo verso le cose basse e terrene, l'inquietudine dovuta a diverse agitazioni e tentazioni: così l'anima s'inclina alla sfiducia, è senza speranza e senza amore, e si ritrova pigra, tiepida, triste e come separata dal suo Creatore e Signore. Infatti, come la consolazione è contraria alla desolazione, così i pensieri che sorgono dallaconsolazione sono contrari a quelli che sorgono dalla desolazione.

[318] La quinta. In tempo di desolazione non si deve mai fare mutamento ma restare fermo e costante nei propositi e nella determinazione in cui si stava nel giorno precedente a tale desolazione, o nella determinazione in cui si stava nell'antecedente consolazione. Come infatti nella consolazione ci guida e consiglia di più il buono spirito, così nella desolazione il cattivo, con i cui consigli non possiamo prendere la giusta strada.

[319] La sesta. Dato che nella desolazione non dobbiamo cambiare i primi propositi, giova molto cambiare intensamente se stessi contro la stessa desolazione; per esempio insistendo di più nella preghiera, meditazione, esaminandosi molto e dando maggior spazio alla penitenza in modo opportuno.

[320] La settima. Chi sta in desolazione consideri come il Signore per provarlo lo abbia lasciato alle sue capacità naturali, perché resista alle varie agitazioni e tentazioni del nemico, lo può infatti, con l'aiuto divino che sempre gli resta, anche se chiaramente non lo senta, perché il Signore gli ha sottratto il suo molto fervore, grande amore e grazia intensa, lasciandogli tuttavia grazia sufficiente per la salvezza eterna.

[321] L'ottava. Chi sta in desolazione si sforzi di stare nella pazienza che è contraria alle vessazioni che gli vengono, e pensi che sarà presto consolato, se mette in pratica le misure contro tale desolazione, come indicato nella sesta regola…

Con questi testi tratti dai celebri Esercizi spirituali, ci rendiamo conto di come S. Ignazio ci faccia attenti a determinate esperienze interiori, che generalmente viviamo e sperimentiamo spesso, ma sulle quali sorvoliamo, senza renderci conto della loro importanza e del loro valore.

Quando S. Ignazio se ne rese conto, la sua vita cambiò e acquisto immenso valore. Anche la nostra vita può cambiare e può acquistare immenso valore. Attenzione! Se impariamo e decifrare le mozioni interiori, le desolazioni e le consolazioni, possiamo imparare a rendere gioiosa, la nostra vita, che altrimenti potrebbe annegare nelle più cupe tristezze, con perdita di valore e con decadimento anche delle nostre capacità inventive ed operative. Lo sapessero i tanti depressi.

Molti non si rendono conto che il loro male è nella loro testa, neri loro umori, nel buio interiore, in cui essi stessi si confinano, in cui essi stessi si imprigionano, e in cui restano infine soggiogati. Così diceva S. Giuseppe Moscati. Gesù ci destina alla Beatitudine, perché ci ostiniamo a restarne privi?

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